Dario Evola

filosofo dell'arte

 

Marilena Vita usa le immagini come carte da gioco. Sono concepite come doppio sguardo. Esse si rivolgono allo spettatore e all’artista. Come le carte da gioco hanno un doppio vettore, presuppongono una relazione.
L’immagine è il suo doppio, realtà delle cose e realtà dello sguardo. L’artista mette in scena una consapevolezza del conflitto fra reale e immaginario, dove il corpo della donna è il luogo teatrale della verità.

Il reale delle cose si traduce in pelle del reale. Perde la sua referenzialità dura e opaca per trasferirsi nella trasparenza soffice dell’immagine.
L’immagine come intenzionalità artistica fa cenno verso il possibile. In questo senso gioca una partita doppia fra artista e spettatore.

L’artista è testimone di uno sguardo differente, uno sguardo che letteralmente porta verso un altrove. Arte e vita come gioco del possibile. Marilena Vita gioca un atto paradossale fra performance e immagine, parte dal corpo e arriva al corpo attraverso il corpo, il proprio.

Con i  suoi abiti abita i luoghi. Edifici metafisici un tempo dimorati, ora restano aperti verso il mare e verso il cielo. La performance è testimonianza di un abitare poeticamente il mondo. È tensione, attraversamento del conflitto.

Il viaggio è percorso, il viaggio è la strada del viaggiatore: “evento quale passaggio per una nuova visione” afferma l’artista.
La fotografia è performativa, testimone di un atto della visione come atto responsabile dell’artista verso il mondo. Immagini, azione, sguardi, atto del  “vedere”.


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